Che cos’è Il Modello 231

    Il Decreto Legislativo n. 231/01 ha introdotto il regime di “Responsabilità Amministrativa” a carico degli enti per reati commessi o tentati da amministratori, dipendenti e soggetti sottoposti alla direzione o vigilanza degli enti stessi che, possono essere ritenuti responsabili, e di conseguenza tali Enti possono essere sanzionati in via pecuniaria e/o interdittiva. 

    La responsabilità amministrativa consegue innanzitutto da un reato commesso nell’interesse dell’Ente (illeciti amministrativi contenuti nel D.Lgs 213, commessi o tentati in Italia o all’estero), ossia ogniqualvolta la condotta illecita sia posta in essere con l’intento di arrecare un beneficio all’Ente; la medesima responsabilità è del pari ascrivibile all’Ente ogniqualvolta la stessa tragga dalla condotta illecita del singolo soggetto un qualche vantaggio (economico o non, diretto o indiretto), per qualsiasi intento abbia agito l’autore del reato. Al contrario, il vantaggio esclusivo del soggetto (o di un terzo rispetto all’ente) esclude la responsabilità dell’ente, versandosi in una situazione di assoluta e manifesta estraneità dell’ente al fatto di reato. 

    Quanto ai soggetti, il legislatore, all’art. 5 del D.Lgs. 231/2001, prevede la responsabilità dell’ente qualora il reato sia commesso da persone: 

    • che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dell’ente stesso (soggetti in posizione apicale)
    • sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti succitati.

    Il D.Lgs. 231/2001 si inserisce dunque in un contesto di attuazione degli obblighi internazionali e,  allineandosi con i sistemi normativi di molti Paesi dell’Europa, nasce dalla considerazione che frequentemente le condotte illecite commesse all’interno dell’impresa, non provengono da un’iniziativa privata del singolo, ma rientrano piuttosto nell’ambito di una diffusa politica aziendale e conseguono a decisioni di vertice dell’ente medesimo. La scelta legislativa muove altresì dalla convinzione che vi siano reati che possono essere resi più agevoli, o che possono condurre a conseguenze più gravi, proprio attraverso un utilizzo indebito e distorto delle strutture societarie.

    Si tratta di una responsabilità penale-amministrativa, poiché, pur comportando sanzioni amministrative, consegue da reato e può essere sanzionata solo attraverso le garanzie proprie del processo penale. 

    In particolare, il D.lgs. 231/2001 prevede un articolato sistema sanzionatorio che muove dalle più blande sanzioni pecuniarie fino ad arrivare alle più pesanti sanzioni interdittive, ivi compresa la sanzione “capitale” dell’interdizione dall’esercizio dell’attività.


    Cosa fare

    Le società possono adottare modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire i reati stessi detti Modelli 231. L’adozione e l’efficace attuazione di Modelli di organizzazione, gestione e controllo atti a prevenire i reati esclude la responsabilità degli enti se, art. 6 comma 2 D.Lgs. 231/2001, il Modello soddisfa le seguenti esigenze:

    a) individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati (cosiddetta “mappatura” delle attività a rischio); 

    b) prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire; 

    c) individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati; 

    d) prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei Modelli. La caratteristica dell’effettività del Modello è invece legata alla sua efficace attuazione che, a norma dell’art. 7 comma 4 D.Lgs 231/2001, richiede: 

    a) una verifica periodica e l’eventuale modifica dello stesso quando siano scoperte significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengano mutamenti nell’organizzazione o nell’attività (aggiornamento del Modello); 

    b) un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.


    La consulenza QSM

    Visto che l’adozione del Modello 231 costituisce la misura della diligenza definita dal legislatore e rappresenta per l’ente l’unica possibilità di esenzione dalla propria responsabilità, l’implementazione della documentazione e il valore della consulenza rappresenta un fattore di importanza rilevante.

    Composizione del Modello 231 in QSM è così organizzato:

    • Modello di Organizzazione, gestione e Controllo
    • Statuto
    • Regolamenti
    • Codici di Comportamento
    • Procedure
    • Manuali operativi
    • Modulistica.

    Principi fondamentali del Modello 

    • Definizione dei ruoli e delle responsabilità
    • Idonea gestione delle risorse finanziare
    • Tracciabilità delle attività svolte
    • Definizione e applicazione di procedure
    • Monitoraggio di controlli e procedure
    • Aggiornamento e continuo miglioramento.

    Attraverso questa documentazione, l’ente, ai fini di esimersi dalla responsabilità amministrativa deve poter dimostrare che: 

    a) l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi; 

    b) il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo; 

    c) le persone hanno commesso il fatto eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione; 

    d) non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organismo. 

    Oltre la consulenza i professionisti QSM fanno parte di numerosi organi di vigilanza di svariate aziende con il compito di vigilare e di rendere il modello efficace ed efficiente.


    I Vantaggi 

    Il D.Lgs. 231/2001 espressamente prevede, agli artt. 6 e 7, l’esenzione dalla SOLA responsabilità Amministrativa (non penale) qualora l’ente si sia dotato di Modelli di organizzazione, EFFICACE ED EFFICIENTE, di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi. L’adeguato Modello rappresenta pertanto il solo strumento in grado di escludere la “colpa” dell’ente e, conseguentemente, di impedire l’applicazione delle sanzioni a suo carico, sempre che l’Ente sia in grado di dimostrare che la violazione colposa commessa dal proprio esponente è stata posta in essere nonostante fosse stato attuato un efficace sistema di monitoraggio dell’applicazione delle regole.


    Certificazione Modello 231

    Non esiste la certificazione di parte terza rilasciata da un Organismo di certificazione indipendente accreditato che ne garantisca la conformità ai requisiti di legge, ma l’adeguamento si esplica attraverso l’applicazione e la possibilità di poter dimostrare di avere un Modello 231 Efficace ed efficiente ad evitare reati.


    A Chi si rivolge il Modello 231

    Il Modello si rivolge a tutte le società e le associazioni (anche non riconosciute) che abbiano a qualsiasi titolo rapporti con la Pubbliche Amministrazioni, o destinatari di finanziamenti pubblici. Nella pratica deve redigerlo ogni società o associazione a prescindere dalla grandezza della stessa che voglia prevenire la possibilità di incorre nelle sanzioni pecuniarie ed interdittive specificamente previste dalla Legge 231.

    Conformemente alle regole del diritto privato ,esulano da questo elenco, in quanto non hanno scopi lucrativi, rispettivamente:

    • agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale ed alle ditte individuali
    • gli enti pubblici non territoriali come le camere di commercio;
    • gli enti di erogazione di un pubblico servizio di qualsiasi dimensione territoriale, come gli Istituti di assistenza, le aziende ospedaliere, le scuole, le università;
    • gli enti privati che svolgono un pubblico servizio (per le ragioni dianzi indicate);
    • gli enti pubblici associativi (es. Ad, CRI, CONI, ecc.) aventi natura pubblica per effetto del disposto di leggi speciali;
    • gli enti autarchici che perseguono fini ed interessi dello Stato (INAIL, INPS, ISTAT, ENEA, ecc.);
    • gli enti cosi detti “istituzionali”, come gli Ordini ed i Collegi professionali, gli enti lirici.